Era buio là fuori. C'era uno strano silenzio tutt'intorno a quella casa dispersa nel bosco: nessun fremito del vento, nessun fuoco che scoppietta dentro al camino, nessuna voce che ti accoglie quando, finalmente, rientri a casa. Si respirava tensione, angoscia e malinconia in quelle mura spoglie.
Ma ben presto il signor Harker sopraggiunse con una torcia che proiettava una luce debole ma sufficiente per vedere l'architrave e la vecchia porta consumata della catapecchia. Si ricordava bene di quella casa. Si ricordava della primavera del 1966 quando la lasciò, lo stesso giorno in cui compiva tredici anni. E la voglia di rimetterla in sesto lo aveva portato fin lì, smuovendolo dalla sua rossa poltrona, su, in città, a quell'ora in cui neanche il vento sibilava tremulo.
L'idea di riportare la casa al suo vecchio splendore s'aggirava per la sua mente da anni ma mai prima d'ora avrebbe pensato di intraprendere l'opera. Forse per l'inaspettato articolo del giornale letto tra le macchie di caffè della mattina frettolosa, forse per la chiave ritrovata in fondo al cassetto, forse perché solo ora aveva trovato una buona ragione per ricominciare. Non aveva più nulla da perdere, non provava da tanto l'ardore del sentirsi vivo. Aveva perso ogni cosa, aveva perso tutto tranne le memorie di ciò che già era passato e che non avrebbe potuto riavere.
E poi c'era qualcosa. Sembrava che quell'edificio sbilenco e inabitato lo stesse chiamando. Ne aveva avuto la sensazione poco prima. Ma non aveva raccontato la cosa a nessuno. Gli amici del bar avrebbero riso sguaiatamente, quei vecchi smargiassi allegri che bevevano sempre troppo. Ma quella sera, il signor Harker non aveva toccato alcolici.
Questo avrebbe potuto insospettirli ma da tempo ormai avevano notato cambiamenti in quell'uomo tanto schivo e misterioso. Nei suoi occhi chiari si potevano leggere i pensieri e le domande che avrebbe voluto nascondere a tutti ma ciò non gli ha mai impedito di essere un grande bugiardo.
Come questa notte, quando si era congedato dalla famiglia sparandone una grossa. Aveva detto che un suo caro amico, Gaines, era rimasto in panne e che gli aveva telefonato per farsi dare una mano a spostare la macchina dalla strada e farsi portare a casa. Dopo una leggera perplessità, la credibilità del caro Harker aveva preso il sopravvento e il viaggio era iniziato.
Un viaggio spezzato da continue telefonate, fari nella notte e clacson che continuano a suonare ad ogni angolo prima di uscire dalla città. Guidava troppo veloce per quelle stradine scoscese che iniziavano ad addentrarsi nel bosco. Non poteva smettere di pensare a ciò che era successo quell'estate del '66 quando scappò, intimorito e pieno di dubbi, per non tornarci più. Almeno questo era ciò che credeva allora.
Ormai era tutto finito. Quelle storie forse avrebbero continuato a toccarlo, ma sempre meno vigorosamente.
Buffo come la vita cambi le carte in tavola: passare dalla miseria al diventare uno degli uomini più influenti del centro. Probabilmente non sarebbe mai successo se non se ne fosse andato, se quel fatto non lo avesse cambiato da un istante all'altro. Era solo un ragazzino, non conosceva ancora nulla della vita al di fuori di quel recinto, non sapeva come quell'avvenimento avrebbe potuto stravolgerlo per sempre.
Fece bene, quindi, quel giorno, a fare fagotto e andarsene? Probabilmente. Certo se fosse rimasto non avrebbe mai guadagnato le sue prime 50 lire facendo il parcheggiatore in città, badando alle automobili della gente che di rado andava nei centri commerciali, ma quando ci capitava sembrava avesse il portafoglio con la fodera tripla. A volte dava anche una mano a caricare quei sacchetti di paglia enormi, zeppi di cose che per lo più non aveva mai visto. Si capiva chi aveva i soldi e chi no.
Ora, in piedi davanti a quella porta ancora aveva paura di aprirla, quasi ci fosse ancora suo padre lì dietro, pronto a fargli del male se non avesse visto ciò e quanto si aspettava nelle sue mani. I minuti passavano e lui rimaneva sull'ultimo gradino del portico con una mano sul legno marcio dell'ingresso ma senza il coraggio di varcare la soglia.