Oggi la prima interrogazione, quella di italiano. Non me la sentivo di fare colazione al bar questa mattina, sono andata dritta in classe. Dopo quattro anni ancora mi stupisco di quanta gente arrivi a scuola prima delle 7.30. Sono sempre quelli che abitano lontano ad arrivare prima; paradossalmente proprio loro, il cui ritardo potrebbe essere giustificato, sono sempre puntuali mentre c'è chi si sveglia a 5 alle 8 e abita accanto a scuola e pretende di arrivare tardi accampando scusa assurde. Puntualità e chilometri a quanto pare sono inversamente proporzionali. A forza di leggere quegli appunti mi sentivo svuotata, come se ogni sguardo mi facesse dimenticare una definizione. Erano tanti argomenti, tanti autori, tanti testi da ricordare. Ma, forse per la prima volta in vita mia, sono arrivata alla cattedra tranquilla, senza ansia o agitazione. Senza dubbio una conquista. Le prossime due settimane sono piene di verifiche, interrogazioni e ripetizioni; già domani inizio a dare lezione. Non me la sento di affrontarle, tanto stress e ansia per niente, questa volta non mi sento abbastanza forte. Sarebbe da stupidi cedere, non posso permetterlo. Forse, dormendo, anche i miei pensieri si rigenereranno, forse in sogno troverò la soluzione, forse la notte porterà davvero consiglio. Sto guardando un film su MTV, "l'arte di cavarsela", è iniziato da qualche minuto. Il protagonista ha il terrore della morte e vive nella consapevolezza della nostra fine decidendo quindi di vivere passivamente aspettando quel momento. Fino ad ora questo è ciò che ho visto, oltre all'entrata in scena della ragazza che, probabilmente, gli cambierà la vita e il modo in cui vede le cose; classico finale scontato. La cosa che mi ha fatto venire il bisogno di scrivere è la frase che il protagonista ha detto al professore di arte:"io non ho nulla da dire". Come può una persona non pensare a nulla? È possibile vivere così passivamente? Poi ci ho ripensato, spesso nemmeno io sento di aver qualcosa da dire. Non nel senso che non ho un'opinione, ma nel senso che non saprei come raccontare a colori vividi ciò che vorrei. Purtroppo mi capita spesso, é triste non riuscire a trasmettere ciò che si ha detto e, a forza di accumulare, prima o poi scoppierò. Per stasera sono stanca, ho ancora tante cose da sistemare per domani quindi lascerò scivolare questo pensiero e chiedo scusa per essermi fermata in superficie. Un weekend pesante che non ti riesci a godere, rincorre troppo veloce i granelli di sabbia che scivolano sul fondo della clessidra. Affronti il lunedì come se il sabato non fosse mai arrivato, e sei già stanco per la settimana che ancora ti grava sulle spalle. Inizi e nemmeno ti senti pronto perché non hai finito ciò che avevi da fare, non hai rispettato le scadenze e ti senti in colpa quando presenti quattro segni scarabocchiati sui tovagliolini bianchi del bar. Ma per qualche strana sorte non sembra importare a nessuno, per una volta ti va bene e scampi, tirando un sospiro di sollievo, quello sguardo triste di sdegno, che ti fa sentire l'oggetto di delusione. Sei stanco, provi a scrivere qualcosa ma tutto ciò che ti passa per la mente è solo quel maledetto John Milton, troppo preso a camuffare re Carlo tiranno in un dio dittatore e il repubblicano Cromwel nell'angelo ribelle cacciato dal paradiso. Ormai hai letto di lui così tante volte che ti sembra di conoscerlo, di averlo incontrato all'angolo del bancone del bar, con in bicchiere di brandy in una mano e la penna nell'altra ed avergli chiesto il perché di ciò che scrive. Purtroppo però, tanta fantasia non ti sarà sufficiente ad affrontare l'esame, non potrai inventare del suo inferno, non racconterai di un luogo terreno ma dovrai sapere che è uno stato mentale, oscuro e dannato. Forse vivi, come tutti, in differenti stati mentali che ti crei da solo; d'altra parte sei tu che decidi di vedere il mondo con lenti grigie e scheggiate, proprio come lo è il tuo cuore. E se stessi perpetuamente cercando di sfuggire alla tua prigione per raggiungere un posto migliore? Se fosse questa la ragione del tuo impulso innato per la scoperta? Se fosse questo a spingerti a viaggiare? Se davvero così fosse, il tuo viaggio avrebbe continuo inizio da ogni nuovo passo che percorri ma sarebbe perpetuo e si scontrerebbe con il tempo che ti resta ancora per scoprire il tuo "luogo migliore".
Ieri mattina, durante l'ora di francese, abbiamo analizzato un articolo sull'importanza della bellezza nella società moderna. In poche parole diversi studi sostenevano che le persone belle vengono spesso avvantaggiate nella vita, cosa abbastanza triste e squallida. Quante volte capita di incontrare una persona bella come il sole da restarne quasi abbagliati? Ma quante volte ancora succede che, non appena apre bocca, le fantasie che avevamo iniziato a dipingere intorno a quella radiosa figura, crollassero come un castello di carte? L'errore sta proprio qui, basarsi sull'apparenza e dimenticare l'anima intrappolata dentro al corpo. È quello il bello dei libri, ti innamori della sostanza a prescindere dalla sua veste, "la forma non importa" mi dissero una volta; avevano tremendamente ragione. I libri ti fanno conoscere il personaggio per ciò che realmente è, secondo i suoi pensieri, le sue emozioni, il suo cuore. Questo è ciò di cui ci si dovrebbe innamorare, l'essenza e non la figura. Dovremmo imparare a leggere anche le persone fra le righe, scoprire cosa si cela dietro a ciò dicono o ciò che conservano, gelosamente, nel loro cuore. "La Forma Non Importa". Le riflessioni di stasera sono state sprecate, stupido Internet che elimina, dal nulla, i miei pensieri di un'ora. Domani, domani ne proporrò di migliori forse; non ho nemmeno più la testa per ragionare adesso. Tante domande, nessuna risposta, qualcosa che tutti conoscono e che disprezzano. Il sonno si allontana perché, nonostante il corpo sia stanco, la mente ha ancora voglia di vagare e ripensare a tutto ciò che più ti preoccupa; divertente come sembra farlo apposta non credete? Domani, domani scriverò qualcosa di meglio, spero. Oggi è stato uno di quei giorni Grigi. Nessun colore deciso, niente bianco e niente nero, solo un grigio poco definito. È stato uno di quei giorni in cui ti svegli alle 4 e non riesci a riprendere sonno perché troppi pensieri ti affollano la mente; sono pensieri che durante il giorno nemmeno ti sfiorano, sono ricordi a cui non dai molta importanza, sono rimorsi che ti assalgono proprio quando ti senti più vulnerabile. È stato uno di quei giorni in cui la sveglia delle 6.12 non ti da nemmeno fastidio perché già quando apri gli occhi ti senti apatico e sai che questo stato si alternerà soltanto con momenti di vaga tristezza e depressione che svaniscono nella noia. È stato uno di quei giorni in cui in tram ti perdi a guardare le gocce di pioggia che scivolano sul vetro e non riesci a concentrarti sulle pagine ingiallite che stai leggendoi nonostante stessi aspettando di assaporarle da tempo. È stato uno di quei giorni in cui le ore non ti passano mai perché le lancette dell'orologio, al posto di rincorrersi, si prendono una pausa; e più le fissi più rimangono immobili, quasi a sfidarti. È stato uno di quei giorni in cui non hai la forza e la voglia di reagire a nessuno stimolo, buono o cattivo che sia perché la noia e l'apatia ti assalgono e assopiscono tutti i tuoi sensi. È stato uno di quei giorni in cui, comunque, non riesci ad addormentarti perché senti il sangue pulsare nella testa e non ti lascia in pace; non ha la minima intenzione di smettere e il tuo cervello non fa che ricordartelo, incentrando, su quella strana sensazione, tutto il rancore di due occhi stanchi che hanno soltanto bisogno di chiudersi. È stato uno di quei giorni in cui non combini nulla e nemmeno te la senti di provare. È stato un altro di quei giorni Grigi in cui butti, di nuovo, un po' della tua vita.
Il Dono dello Scrittore è la capacità di rendere i propri pensieri e le proprie fantasie concrete nella mente di altri grazie a ragionati usi di parole. Il bravo Scrittore è infatti colui che riesce a trasmettere al proprio lettore il frutto della sua immaginazione con la stessa enfasi con cui lui a sua volta lo creò. Il bello dei libri a differenza dei film è che nessuno definisce i particolari che lo scrittore non suggerisce, ciò che lui non delinea lascia spazio alla nostra fantasia; non hai la limitazione dell'immagine già ideata da altri e uguale per tutti. Questo forse é il lato negativo del cinema, tutto è già prestabilito e non lascia spazio all'immaginazione. Lo Scrittore non resta mai senza opinione o cose da raccontare; spesso semplicemente non le percepisce come importanti e vive quindi un "blocco". Il peggio è però lo Scrittore che si tiene tutto dentro. Per natura ha il Dono di raccontare, alleviare gli animi degli altri, far riflettere, lasciar vagare la fantasia; come può allora riuscire a racchiudere tutti i propri pensieri dentro di sé quando il suo unico modo per liberarsene è intrappolarli tra carta ed inchiostro? Come può bastare un corpo per racchiudere tutte quelle idee? E così lo Scrittore impazzisce perché tutte quelle idee hanno bisogno di esplodere e scontrarsi con la realtà.
"Hai bisogno di luce soltanto quando la fiamma si sta per spegnere, ti manca il sole soltanto quando inizia a nevicare, sai di amarla soltanto quando la lasci andare, ti rendi conto di essere al massimo solo quando ti senti giù, odio la strada soltanto quando ti manca casa". "Let her go" è una di quelle canzoni che sentiaml passare in radio al bar la mattina, mentre fai colazione e ci rimane in testa; la canticchiamo, la mormoriamo, ne storpio le parole finché non ne assaporiamo il testo. Allora diventano proprio loro a colpirci di più, le parole, così semplici e così vere. Apprezzamo tante cose soltanto quando non le abbiamo più; come lo si può negare? Quante volte ci è capitato di capire troppo tardi l'importanza di qualcosa che davamo per scontato? Il problema è proprio questo, diamo troppe cose per scontato: la luce, il sole, l'Amore, la Felicità, la Libertà. I percorsi da seguire sono vasti e diversi ma ciò che ci fa apprezzare davvero ciò che abbiamo è il loro vuoto, la loro mancanza, il loro opposto. La luce splende solo dopo aver conosciuto le tenebre, il sole rinasce dopo ogni notte, l'Amore si prova durante la sua mancanza, la Libertà la si apprezza dopo la sua deprivazione. La Felicità, la Felicità è un discorso a parte; per vederla "alla Leopardi" è un periodo di pausa tra un dolore e l'altro. Alla fine non è poi tanto lontano da tutto il resto. Ieri mattina ho fatto un saggio sulla ricerca della Felicità, "La Nebbia della Felicita", ho subito scartato il tema su Internet e l'influenza che ha nella nostra società. Mi sembra sempre un argomento troppo scontato e semplice e, a me a quanto pare, piacciono le cose complicate. Paradossalmente faccio molta più fatica a raccontare di mie esperienze personali che crearmi e argomentare un'opinione; forse l'ho già detto, non ricordo. Ora però, devo sforzarmi a parlare più di me, espormi di più quindi tenterò di imparare ma, adesso, vi auguro una buona notte.
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![]() E questa sono io..
"I'm standing on the edge of some crazy cliff. What I have to do, I have to catch everybody if they started to go over the cliff. I mean if they are running and they don't look where they are going, I have to come out from somewhere and Catch them. That's all I would do all day." "Innocente? Il peggior tipo di ragazzo. Non lo riesci mai a capire davvero e i genitori lo adorano. Archives
March 2015
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