Un weekend pesante che non ti riesci a godere, rincorre troppo veloce i granelli di sabbia che scivolano sul fondo della clessidra.
Affronti il lunedì come se il sabato non fosse mai arrivato, e sei già stanco per la settimana che ancora ti grava sulle spalle.
Inizi e nemmeno ti senti pronto perché non hai finito ciò che avevi da fare, non hai rispettato le scadenze e ti senti in colpa quando presenti quattro segni scarabocchiati sui tovagliolini bianchi del bar.
Ma per qualche strana sorte non sembra importare a nessuno, per una volta ti va bene e scampi, tirando un sospiro di sollievo, quello sguardo triste di sdegno, che ti fa sentire l'oggetto di delusione.
Sei stanco, provi a scrivere qualcosa ma tutto ciò che ti passa per la mente è solo quel maledetto John Milton, troppo preso a camuffare re Carlo tiranno in un dio dittatore e il repubblicano Cromwel nell'angelo ribelle cacciato dal paradiso.
Ormai hai letto di lui così tante volte che ti sembra di conoscerlo, di averlo incontrato all'angolo del bancone del bar, con in bicchiere di brandy in una mano e la penna nell'altra ed avergli chiesto il perché di ciò che scrive.
Purtroppo però, tanta fantasia non ti sarà sufficiente ad affrontare l'esame, non potrai inventare del suo inferno, non racconterai di un luogo terreno ma dovrai sapere che è uno stato mentale, oscuro e dannato.
Forse vivi, come tutti, in differenti stati mentali che ti crei da solo; d'altra parte sei tu che decidi di vedere il mondo con lenti grigie e scheggiate, proprio come lo è il tuo cuore.
E se stessi perpetuamente cercando di sfuggire alla tua prigione per raggiungere un posto migliore? Se fosse questa la ragione del tuo impulso innato per la scoperta? Se fosse questo a spingerti a viaggiare?
Se davvero così fosse, il tuo viaggio avrebbe continuo inizio da ogni nuovo passo che percorri ma sarebbe perpetuo e si scontrerebbe con il tempo che ti resta ancora per scoprire il tuo "luogo migliore".