Questa è la quinta volta che provo ad iniziare a scrivere; una volta l'app si chiude inaspettatamente, la seconda si viene interrotti per aiutare un amico con la verifica ai corsi serali, la terza perché le interruzioni mi hanno fatto perdere il filo e i miei pensieri non si sono salvati... E via dicendo fino ad ora.
Sembra non sia destino questa sera, ma ho intenzione di sfidarlo questa volta.
Questo post sarà frutto di tentativi, a questo mi dovrò rassegnare, tentativi sconnessi da minuti, forse ore ormai, considerando tutto ciò che dovrei/vorrei scrivere, qui, nel racconto per domani, nella mail e nei messaggi, di cui vi parlerò di seguito.
Il racconto forse lo pubblicherò, ogni anno la mia professoressa di italiano mi "chiede" di partecipare ad un concorso scrivendo un tema nonostante, in coscienza, già so che non vincerò mai. Sono i classici temi sull'ambiente e la salvaguardia del pianeta. Ma questa volta è in chiave diversa, una bambina che racconta ai suoi amici la ninnananna della nonna.
Oltretutto, oggi dopo due ore di ripetizioni di matematica in vista della verifica di domani, mi sono rifiutata di "studiare" italiano. Lo rileggerò domattina in tram, devo solamente ripassare qualcosa come quattro movimenti, quindici autori e relative opere con commento. Adoro quella professoressa, però sono davvero troppe cose.
Comunque sia, non era di questo che avevo intenzione di raccontare ma di un sogno premonitore, uno di quelli che sai di essere frutto del tuo subconscio che spera in qualcosa di improbabile proiettato sfocatamente nella mente nel buio della notte. Un sogno strano di parole che non sembrano coerenti con la persona che le pronuncia.
Eppure quei contorni tremolanti si sono fatti vividi sullo sfondo del telefono l'altra notte. Nulla di eclatante, sia chiaro, una semplice frase "dobbiamo ritornare a parlare..", ma terribilmente simile a quella già conosci e in cui speravi; una semplice frase che lascia aperte tante porte. È stata una sorpresa inaspettata, una di quelle che ti rendono la giornata migliore. Spero soltanto di non rimanerne delusa come - troppo spesso - accade.
È strano perché proprio qualche giorno fa ho parlato delle persone che ho incontrato, che non ho dimenticato, di cui ancora mi importa nonostante non siano nella mia vita.
L'altra "sorpresa" è stata una risposta ad una mail il cui contenuto ho riassunto in cinque righe (per non dilungarmi troppo e non scadere nel classico mattone) dopo più di mezz'ora di studio accurato delle parole. Non so mai cosa scrivere nelle mail, o meglio, come scrivere senza invadere un registro che non dovrei usare, non consono o, semplicemente, non sbagliare. Ma forse sono semplicemente io che mi faccio troppe remore, forse dovrei lasciare fluire i pensieri come sto facendo questa sera, forse, forse...
La mia vita e la mia coscienza sono tormentate da questi "forse", questa costante e snervante incertezza che mi spinge a pensare troppo, mi limita, mi incatena, mi proibisce di arrivare fino in fondo ad alcune scelte istintive, quelle che non sono sempre sbagliate, sono semplicemente più affrettate.
Ora dovrei rispondere a quell'email, tanto ricca quanto infinita, che mi ha fatto vergognare di quelle poche righe "semplici, dirette, naturali" quando di naturale c'era ben poco visto lo studio e l'impegno nello scriverle.. Però le parole ora faticano a scivolare, rimangono impigliate tra un tasto e l'altro. Ho bisogno di più calma per rispondere, devo trovare più argomenti, meno paura di raccontare e qualche domanda da porre, per non far crollare così velocemente, questa "corrispondenza" appena nata, nel triste e buio dimenticatoio di un archivio mail.